Sindrome di Vomiting
“Nei piaceri dei sensi, il disgusto confina con il godimento”
Francis Bacon
La sindrome da vomiting è una delle scoperte più feconde del Centro di Terapia Strategica, frutto delle ricerche trentennali in campo clinico inerenti la cura e il trattamento dei disordini alimentari.
Il vomiting fa riferimento ad una particolare forma di disturbo con caratteristiche proprie di persistenza, che nella letteratura clinica viene trattato esclusivamente come una variante dell’Anoressia o della Bulimia, in particolare “Bulimia nervosa con condotte di eliminazione“.
La ricerca ha messo in luce come, in realtà, si tratti di una vera e propria forma di disturbo a sé stante, che si distingue dalle altre forme di disordine alimentare. Sebbene Anoressia e Bulimia costituiscano la matrice di base della sindrome da vomiting, questa può essere considerata una “variante tecnologica”, una “qualità emergente” che, una volta strutturatasi come patologia a sé, va a configurarsi come una vera e propria perversione basata sul cibo.
Se il mangiare e vomitare inizialmente è una modalità funzionale adottata per concedersi il cibo senza il rischio di ingrassare, in un secondo momento, la ripetizione continua trasforma la sequenza in un rituale sempre più piacevole, fino a divenire, nel giro di qualche mese, il massimo dei piaceri a cui la persona non riesce più a rinunciare. È come una sorta di “demone” che si impossessa di loro, un “amante segreto” sempre presente e disponibile.
Il problema non è più il controllo del peso ma la perdita di controllo rispetto alla compulsione verso il piacere che la sequenza del mangiare-vomitare suscita. La caratteristica prevalente del disturbo diviene l’ossessiva ricerca dell’estremo piacere e di forti sensazioni; in breve tempo il vomiting diviene la forma di piacere più intensa ed esclusiva, nonché l’unica.
La ritualità di questa irrefrenabile compulsione al mangiare e vomitare può divenire così incalzante nel tempo da condurre chi ne soffre a trascorrere intere giornate a mangiare e vomitare alternando le fasi di abbuffate a quelle di espulsione, in un’apparente assurda sequenza patologica.
Compito del terapeuta strategico è entrare nella logica non ordinaria che guida le percezioni e reazioni della persona al fine di introdurre piccoli perturbamenti terapeutici in grado di innescare la reazione a catena del cambiamento.