Dismorfofobia
“Se pensi che qualcosa è brutto, stai guardando male. La bruttezza è solo un fallimento del vedere”
Matt Haig
La Dismorfofobia o Disturbo da Dismorfismo Corporeo è caratterizzato dalla preoccupazione ossessiva di avere difetti o inestetismi fisici ritenuti inaccettabili. Questa convinzione condiziona la vita quotidiana della persona fino a comportare una compromissione importante del funzionamento lavorativo, sociale e/o di altre aree esistenziali.
L’attenzione è sempre focalizzata sul difetto e il soggetto vive costantemente nel tormento, fino a considerare insostenibile un’occhiata altrui o semplicemente osservarsi allo specchio.
Nella maggior parte dei casi il difetto estetico è inesistente o insignificante e, qualora fosse lievemente presente, viene comunque percepito in maniera esagerata e distorta. Inoltre, il difetto fisico è ritenuto dall’individuo la causa principale alla base dei problemi relazionali e del profondo senso di insicurezza provato. Non è raro che i soggetti ricorrano alla chirurgia estetica che, naturalmente, nei casi di dismorfofobia, non è mai definitivamente risolutiva. L’illusione più frequente, infatti, è che una volta rimosso o migliorato l’inestetismo, come per magia ogni sfera della propria esistenza si sistemerà. In realtà, sovente, nella dismorfofobia, la risoluzione di un difetto porta la persona a notarne un altro, e poi un altro ancora, dando vita ad un’insidiosa spirale dalla quale viene risucchiato. Il pericolo, infatti, è che s’inneschi una serie a catena di interventi correttivi che lì per lì danno l’illusione di poter avere un controllo sul proprio aspetto fisico, ma che in realtà portano in breve tempo ad un aggravamento della patologia; ogni miglioramento estetico infatti, porta con sé l’insoddisfazione per un altro difetto o inestetismo, imprigionando la persona in un circolo vizioso senza via d’uscita.
Quali sono i comportamenti/atteggiamenti tipici di chi soffre di dismorfofobia?
La persona effettua continui controlli allo specchio, per esaminare con attenzione il proprio difetto, un’eventuale evoluzione o peggioramento, oppure si impegna nella minuziosa ricerca di altri inestetismi.
Richiesta di rassicurazione agli altri: in genere si ha un effetto boomerang, i tentativi da parte degli altri di dissuadere la persona, minimizzare gli inestetismi o negarne l’esistenza, non fanno altro che rafforzare l’idea in chi soffre di dismorfofobia di avere dei difetti inaccettabili.
Parlare del problema: ne parla continuamente, e più parla del difetto, più lo rende vero agli occhi degli altri e soprattutto agli occhi di sé stesso.
Tentativo di nascondere/mascherare/correggere: la tendenza è quella di camuffare il difetto con il trucco, il taglio di capelli o l’abbigliamento, ma molto spesso, proprio il tentativo di celare il difetto cattura maggiormente lo sguardo altrui, rendendolo paradossalmente più visibile.
Evitamento esposizione/isolamento sociale: nei casi più gravi la persona inizia ad evitare alcune situazioni ansiogene, imbarazzanti o vissute come insostenibili che la esporrebbero al giudizio o semplicemente allo sguardo altrui, per poi, progressivamente, isolarsi sempre di più dal mondo esterno fino ad evitare qualsiasi contatto sociale.
Interventi di chirurgia estetica: la soluzione chirurgica, semplice e immediata, crea l’illusione di avere il controllo sui propri difetti, scatenando invece una vera e propria perdita di controllo; la risoluzione di un difetto infatti, apre le porte all’individuazione di un altro difetto e alla medesima soluzione, dando vita ad una patologia sempre più insidiosa.
Il compito del terapeuta strategico consiste nel condurre la persona a constatare che ciò che gli era parso un modo per gestire il problema è diventato a sua volta un problema più grave, fino a liberarlo dal circolo vizioso.