Bulimia
“L’ingordigia è un rifugio emotivo: è il segno che qualcosa ci sta divorando”
Principe De Vries
La bulimia è senza dubbio il disturbo alimentare più frequente, in tutte le sue variegate forme.
È caratterizzata da un’irrefrenabile compulsione a mangiare, dovuta non tanto alla sensazione di fame, quanto al desiderio sfrenato di godere del piacere del cibo. Rispetto alle anoressiche, che raggiungono il controllo del proprio desiderio di mangiare attraverso l’astinenza, le bulimiche hanno una grande difficoltà a controllarsi e sono terrorizzate dalla perdita di controllo, con la conseguenza che più si limitano e si sforzano di non mangiare, più cadono vittime del “raptus” di divorare quanto più gli è possibile. Per queste persone, spesso, il cibo rappresenta un rifugio difronte a difficoltà vissute come insormontabili. Generalmente, sono persone estremamente sensibili e con una grande fragilità emotiva: la perdita di controllo verso il cibo permette loro di difendersi dalla perdita di controllo in altre sfere temute.
La ricerca ultra trentennale del Centro di terapia Strategica ha permesso di individuare varie tipologie di bulimia, ognuna con le proprie peculiarità, che richiedono un trattamento specifico e mirato.
“Boteriane”: di solito in evidente sovrappeso, sono ben adattate al loro problema e giungono in terapia solo perché costrette da problemi di salute che rendono necessaria una diminuzione dei chili in eccesso. In questi casi, l’abbuffata costituisce una piacevole forma di compensazione, un modo per riempire le giornate concedendosi un piacere surrogato rispetto ad altri piaceri assenti o ridotti nella loro vita.
“Carciofo”: a volte, il grasso, è un guscio protettivo rispetto agli altri e all’ambiente; metaforicamente raffigurate come un carciofo che protegge il cuore tenero mediante le scorze esterne, ruvide e spinose. L’essere in sovrappeso ed esteticamente meno gradevoli rappresenta una sorta di protezione da sofferte problematiche affettivo- relazionali.
Spesso sono consapevoli di questa funzione protettiva, mentre altre volte, sono inconsapevoli di questo legame e il bisogno di cibo è percepito come un vero e proprio “demone” che si impossessa di loro.
“Jo-Jo”: è la forma più frequente di bulimia; si tratta di persone che riescono a stare a dieta per un po’ di tempo ma inevitabilmente perdono il controllo, oscillando continuamente tra il peso forma anelato e i detestati chili di troppo. La loro è una perenne alternanza tra controllo e perdita di controllo, un’estenuante lotta tra diete e desiderio di mangiare liberamente. Anche in questa casistica, spesso, i chili di troppo proteggono dall’esterno. Solo una piccola percentuale sono persone sfrenate in tutte le dimensioni che non riescono a dominarsi in altri ambiti, come ad esempio quello relazionale.
Il primo passo del terapeuta strategico sarà quello di agire sull’equilibrio patogeno creatosi nel tempo, senza limitarsi esclusivamente al rapporto col cibo ma andando a scardinare il disturbo a partire dalla risoluzione dei problemi che rendono la patologia “utile”.